Arturo Sicari - Le mie canzoni | avrai notizie
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CD 3

3. SAUDADE

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5. DONNA

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Claudio Baglioni

Innanzi tutto ci terrei a sottolineare, come tutti avranno compreso, la particolarità del tipo di amore descritto in questa canzone. È l’amore più vero, sincero, grande, immenso che possa esistere, quello di un padre verso un figlio. Questo testo fu scritto infatti da Baglioni nel lontano 1982, in occasione della nascita del suo unico figlio Giovanni.
Il modo di scrivere di Baglioni è pieno zeppo di metafore, come analogie frequenti, di similitudini che, comunque, cercherò di cogliere per quanto possibile.
A mio parere il pezzo forte qui è l’alternanza di queste continue metafore e similitudini da una parte, ed immagini di una vita normale o di figure quotidiane dall’altra, come a voler augurare al figlio un poetico e profondo avvenire (espresso nelle metafore, dal significato astratto ed analogico), completato però da quella normalità e piacere di piccole cose quotidiane, irrinunciabili per cercare la felicità in maniera genuina.
Si capisce dal titolo che è una canzone di augurio, di augurio per un futuro fortunato, perché credo che il sogno più grande di un padre sia quello che il figlio possa avere tutto ciò che lui non è riuscito ad ottenere. In questo senso il solo titolo, posto in modo da aprire orizzonti illimitati, rappresenta un sogno del padre-Baglioni.
L’attacco è molto forte, ascoltando la canzone mi sono accorto che la versione che meglio si sposa con la forza del testo è quella registrata durante il tour “Assieme” del 1992, dove si inizia con un accordo staccato, isolato, che regge da solo i primi due o tre versi. Subito il testo inizia con una similitudine, un augurio di felicità: “avrai sorrisi sul tuo viso come ad agosto grilli e stelle”. È una frase, credo, famosissima nella quale a mio avviso la parola “stelle” sia stata scelta per rendere l’idea dei desideri, delle speranze, dei sogni che il cantautore prevede per il suo primogenito. Subito poi si alternano storie di vita quotidiana come ricordi trattenuti da un album di fotografie, meraviglie provocate da modernissimi aerei supersonici prima e da antichissime albe poi.
Le prime attese, amorose o meno, richiamate da un semplice telefono e le prime malinconie guardando “cavalloni pazzi che si inseguono nel mare”. Poter poi vivere questo mare grazie all’arrivo dell’estate e di simbolici “pantaloni bianchi da tirare fuori”, come di sicure felicità da consumare, come un sicuro weekend di riposo dopo una straziante settimana lavorativa.